Lombalgia e Terapia manuale

Quando è utile la Terapia manuale?

Per rispondere a questa domanda è necessario partire dalle controindicazioni al suo utilizzo: neoplasie, cauda equina, fratture, uso prolungato di cortisonici, disturbi psicologici gravi e stati reumatologici acuti. In tutti i casi di dolore neuro-muscolo scheletrico e/o viscerale, sia di insorgenza acuta sia di persistenza cronica, la terapia manuale è un’arma utile nel modulare i sintomi, migliorare la funzionalità della colonna e la qualità della vita ad essa correlata. Pertanto, trova sempre più spesso applicazione nel trattamento della lombalgia , una delle patologie più diffuse e di cui quasi tutti fanno esperienza almeno una volta nella vita. Il mal di schiena è, infatti, una condizione dolorosa acuta che colpisce gran parte della popolazione mondiale, di cui circa il 15% diventa di tipo persistente e ricorrente, causando la perdita di circa 4,1 milioni di giorni lavorativi ogni anno e più del 30% delle persone  riferisce la presenza continuativa dei sintomi ad un anno dalla comparsa della sciatalgia, senza ricevere un beneficio risolutivo dall’uso dei farmaci.

Tuttavia, quelle finora riportate restano indicazioni generiche, perciò è necessario affidarsi ad un fisioterapista esperto prima di procedere ad una seduta di terapia manuale.

Come si svolge la prima seduta di Terapia manuale?

La prima visita con un Fisioterapista esperto è sicuramente il punto cardine di tutto il percorso di terapia manuale poiché, a seguito di una attenta valutazione, è possibile stabilire il miglior trattamento per una specifica condizione, che può variare da persona a persona.

Innanzitutto, bisogna precisare che è sconsigliato effettuare indagini diagnostiche (risonanza magnetica, TAC, raggi) come prima valutazione alla comparsa del mal di schiena. Devono essere utilizzate solo se lo specialista, dopo aver effettuato una valutazione basata sulla clinica del paziente, ritiene che sia necessario escludere cause serie alla base del dolore (infezioni, processi reumatologici, neoplasie). Le bio immagini hanno un reale valore diagnostico solo nel 1-2% dei casi. La valutazione, infatti, deve essere basata su sintomi e segni clinici del paziente e non sulle immagini strumentali.

Pertanto, la prima seduta di terapia manuale solitamente inizia con un’anamnesi approfondita che tiene in considerazione tutti gli eventi ed i traumi passati, in modo tale da escludere/includere influenze da altri distretti corporei. Si prosegue alla valutazione motoria per capire la qualità dei movimenti sia globali del corpo che distrettuali della singola articolazione. infine vengono effettuati test specifici per fare diagnosi fisioterapica differenziale, che hanno l’obiettivo di riprodurre e/o alleviare il sintomo lamentato dal paziente (ad esempio: compressione/trazione vertebrale, test regionali e segmentali, srl, slump test,…). Le fasi riportate, tuttavia, non rappresentano una rigida scaletta: vengono infatti riadattate in base all’esperienza del professionista sanitario e alle caratteristiche del paziente.

A questo punto inizia il trattamento, che può essere svolto tramite l’utilizzo delle numerose tecniche di terapia manuale, le stesse tecniche valutative, opportunamente dosate in base alle condizioni cliniche della persona che riceve il trattamento nonché all’esperienza del fisioterapista. Alla fine del trattamento manuale si associano spesso in relazione ai sintomi, esercizi dosati per il mantenimento della funzionalità e e dei risultati ottenuti. 

Le persone che accedono al trattamento fisioterapico hanno come obiettivo primario la riduzione del dolore e la terapia manuale è perfetta per questo obiettivo.

Come agisce la Terapia manuale sul dolore?

La terapia manuale agisce soprattutto sul sistema meccanico (artro neuro-muscolare). Gli stimoli del movimento, a loro volta, influiscono sui sistemi neurologici, endocrini e metabolici. Per quanto riguarda i cambiamenti nella neurofisiologia della persona, la terapia manuale porta alla riduzione dei marcatori infiammatori, alla diminuzione del dolore con ipoalgesia locale, alla modifica delle aree corticali (Sistema Nervoso Centrale) coinvolte  nella percezione del dolore e nell’elaborazione dello stimolo nocicettivo (doloroso) e modulazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico ( gestione nel flusso sanguigno, della temperatura, della sudorazione, …) A incidere sono poi anche altri fattori, più di carattere psicologico: la parte più innovativa della terapia manuale consiste infatti nell’accompagnare il paziente a ragionare diversamente relativamente al suo dolore, superando il distresse e l’ansia legati a paure e credenze sbagliate, e fornendo nuove informazioni e spiegazioni sui meccanismi del dolore; il tutto basandosi sui concetti del trattamento cognitivo-comportamentale. In tale ottica, risulta necessario evitare fenomeni di catastrofizzazione e gestire adeguatamente le aspettative. Spesso, infatti, nel momento in cui si ha un episodio di dolore acuto, si associa il movimento ad un peggioramento della sintomatologia, mentre le più aggiornate linee guida consigliano di mantenere uno stile di vita attivo.

A seguito delle sedute di terapia manuale il paziente riporta un senso di riduzione delle tensioni muscolo-fasciali ed un aumento delle capacità di movimento del segmento interessato. Risulta inoltre, maggiormente consapevole della propria condizione e si presenta in possesso di strumenti per l’auto-gestione della sintomatologia, anche a fine preventivo e di gestione nel medio lungo termine.

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